LA NOSTRA STORIA...
CHI SIAMO
Da sempre trovo difficile parlare di me e della mia storia, soprattutto da quando un po’ tutti scrivono di loro stessi, compiendo quella sorta di auto-celebrazione che nel migliore dei casi appare arroganza, ma che diventa, nei casi peggiori, vuota diceria. La mia risposta a questo modo di farsi strada nel mondo, è stata una chiusura quasi totale: ho scelto la strada della riservatezza, del duro lavoro e dei risultati; insomma ho scelto la sostanza, invece della chiacchiera. Per questo, da qualche anno, non partecipo agli incontri di settore e non prendo parte ai dibattiti sulla carta stampata. Purtroppo, però, quando non parli di te e del tuo lavoro lo fanno gli altri e, per lo più, nel modo sbagliato; le falsità che ho sentito sul mio conto mi hanno portato a scrivere questa breve storia per chiarire chi sono e qual è l’etica che guida il mio lavoro.
Si potrebbe dire che tutto nasce da una forte curiosità verso la meccanica in genere e da quella meticolosità che mi contraddistingue, fin da quando ero ragazzo; il passo successivo è stato rivolgere il mio interesse verso un ambito più specifico, ereditato da mio padre cacciatore. Così è iniziata la mia ricerca nel settore delle armi: uno studio che mi entusiasma da più di trent’anni e che mi ha portato nel 1983 a trasformare la passione in una vera e propria attività. Il fatto di essere molto critico ed autocritico, mi ha sempre portato a lanciare sfide, che alcuni considerano impossibili da affrontare, ma che proprio per questo accendono il mio interesse. L'obiettivo è ottenere da armi di serie un livello di precisione e delle prestazioni difficili da immaginare. Mi sono accorto, nel corso degli anni, di quanta confusione c'è su questi argomenti sia da parte degli armieri che degli appassionati. Assemblare parti costose di armi ed affermare di essere un fabbricante lascia qualche dubbio sul significato stesso di fabbricazione! Mi spiego meglio: quando si hanno di fronte armi nate per essere da competizione, il lavoro dell’armiere si limita a quello dell’assemblatore o del venditore. Diversa, totalmente diversa è la filosofia di chi vuole fare di un’arma di serie, anche economica, un’arma competitiva, una nuova arma dai requisiti insperati. Questo è il lavoro di chi può dirsi realmente specializzato in accuratizzazione, questo distingue la professionalità di un artigiano dai vuoti spot pubblicitari di un venditore d'armi!!
Nella mia attività l’arma viene ottimizzata in ogni sua componente, non semplicemente assemblando i singoli elementi, ma creando un sistema-arma accurato e preciso, realizzato grazie ad una conoscenza e ad una maestria rara in questo settore. Ogni arma diventa in questo senso unica!Parlo di sistema-arma perché è fondamentale comprendere che l'arma è proprio come un organismo; perché sia sano ed efficiente, ogni organo deve funzionare perfettamente ed essere in armonia con l'intera struttura. Certo in uno spazio come questo solo le parole possono essere usate per spiegare il complesso lavoro, necessario per realizzare un’arma realmente accuratizzata e, per questo, risulta difficile scegliere per un cliente o un appassionato il discorso a cui credere, il discorso più convincente. Io posso dire di essere certo di ciò che affermo e, soprattutto, ne do costante dimostrazione a miei clienti, mostrando nella pratica i risultati ottenuti. Accuratizzare un fucile comporta diverse ore di lavorazione e una particolare cura rivolta a tutta la meccanica dell’arma per annullare così qualsiasi vibrazione e ottenere il massimo della precisione: dallo scatto alla flottanza della canna sulla calciatura, dal perfetto montaggio degli attacchi, al bedding, alla scelta premurosa dell’ottica, e così via fino all’elaborazione dei dati balistici e allo studio della ricarica, eseguito in modo esclusivo su ogni singola carabina. A tutto questo è ovviamente necessario aggiungere alcune ore al poligono di tiro per provare e riprovare l’arma fino ad ottenere una performance eccellente. Ritengo sia difficile credere a chi, pur proponendo lo stesso affascinante racconto, non esegue la parte che dovrebbe essere la più evidente e concreta per il cliente: sparare al poligono per poter mostrare impresso sulla carta ciò che fino a quel momento è stato solo narrato.
di Ermes Besseghini